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La striscia di Alex

Blog Condivido le parole della biologa e giornalista scientifica Anna Meldolesi, che commentando l'assegnazione del Nobel di chimica a due donne per la ricerca sulla genetica, ha detto: «La scienza è una meravigliosa avventura intellettuale». E stavolta non sono d’accordo con Umberto Galimberti...

C’è un uomo disteso su un letto d’ospedale – poco importa se non ha le gambe –, che non ha ripreso conoscenza da quasi quattro mesi. Ha avuto un incidente in allenamento con la sua handbike, e, contro il camion, la sua testa ha avuto la peggio. Sì, stiamo parlando di Alex Zanardi, che ha subito una serie di interventi, di complicazioni e risorgimenti, e ora di attese. Al San Raffaele di Milano, finito il tempo della minuziosa, sofisticata ricostruzione neurochirurgica, si passa ora al potere dell’energia umana. Ed ecco daccapo il limite. Quella striscia che divide il conosciuto dall’insondabile, il fatto dal sogno. 

Ci sono due persone, suo figlio e la sua donna, compagna da una vita, che su indicazione dei medici, hanno inciso le loro voci, che Zanardi ascolta ogni giorno attraverso un paio di cuffie. Vogliono riattivare il cervello attraverso la percezione uditiva, che poi è il primo impulso che sentiamo appena nati: la voce di nostra madre, quella che non potremo mai dimenticare. Vogliono farlo con le persone alle quali lui è più profondamente legato. Il limite qui si fa profondo, giù, nelle corde dell’anima. Giù, come in un sistema convettivo interrotto. Nella Terra, il ciclo è determinato dal tempo di decadimento di certi elementi, che emettono calore, che fonde le rocce e sposta i continenti. Lo stesso calore umano, che, reiterato nel tempo, può smuovere la coscienza. 

Siamo sulla striscia, e lui risponde con periodici e intermittenti contatti con l’ambiente. Ma attenzione, non è fantascienza. E’ invece scienza, nella parte più iperbolica ed essenziale, che ci permette di sognare e rivedere Alex Zanardi riprendersi la sua vita. 
Pochi giorni fa, è stato assegnato il Nobel di chimica a due donne straordinarie per la ricerca sulla genetica. Anna Meldolesi, biologa e giornalista scientifica, ha commentato così: «La scienza è una meravigliosa avventura intellettuale». E stavolta non sono d’accordo con Umberto Galimberti, «Oggi non è capace, quest’Europa, di produrre geni della portata di Leonardo Da Vinci, siamo finiti».
Non siamo finiti e non è più il tempo delle conquiste in solitaria. E’ il tempo di passare la striscia insieme, nella condivisione della ricerca costante, che è poi il primo principio di chi fa scienza.
E tanti auguri, Alex.

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