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Le cose deboli saranno le più forti

Blog Quest’anno davvero non saprei che auguri pasquali farvi. Suona un po’ patetica, la consueta associazione della Resurrezione di Cristo alla speranza d'una rigenerazione morale e civile qui, in questa terra, in questi tempi grami e ostili alla speranza. Posso solo regalarvi (e regalarmi) una bellissima citazione dai "Piaceri" del mio amato Brancati

Oh, i tempi in cui il Venerdì Santo stendeva un velo di compassione, di dolore condiviso, sulle strade e sui volti. I tempi in cui ci si annoiava alle funzioni religiose sperando in un pasticcino promesso dalla nonna. I tempi in cui ci si ripeteva in mente l’elenco dei nostri venialissimi peccati per non dimenticarli in confessione, e poi il gusto dell’ostia sulla lingua ci liberava da quel peso, e ci consentiva di commetterli ancora. I tempi senza carne il venerdì, senza malizia la colpa. I tempi in cui le tonache sdrucite dei preti ramazzavano, sull’acciottolato della via, polvere e peccati. I tempi dei vecchi credenti, nella Resurrezione o nella rivoluzione. I tempi dei vecchi, dei loro interminabili e avvincenti racconti, del rosario scandito nella penombra di case povere, oneste, felici. I tempi della fede, dello scrupolo, del rispetto, della lealtà, della tranquillità, del pudore, della fiducia, dell’attesa.

E dopo il Venerdì di Passione, ecco la Pasqua. Questa Pasqua 2021, la malapasqua della pandemia. “Ma c’è il governo Draghi”, dirà qualcuno. Già siamo tutti salvi, tutti contenti perché tutti rappresentati al governo, dal leghista gozzuto al mafioso dissimulato, dall’affarista di destra a quello di sinistra, dalla beghina antiabortista al talebano giustizialista, da Casalino a Borghezio, dalla Boschi alla Gelmini, dalla Bonino a De Luca, dal commissario Montalbano a Totti che non vuole più “morì prima”. Tutti amorosamente avviluppati al “contesto”, tutti ammessi all’anticamera del Principe. O no?

No, quest’anno davvero non saprei che auguri pasquali farvi. Suona un po’ patetica, la consueta associazione della Resurrezione di Cristo alla speranza d’una rigenerazione morale e civile qui, in questa terra, in questi tempi grami e ostili alla speranza. Posso solo regalarvi (e regalarmi) una bellissima citazione dai Piaceri del mio amato Brancati, e solo così, sulle ali dell’utopia, riesco a farvi gli auguri:

«Verrà un tempo in cui le cose, ritenute comunemente deboli, saranno le più forti; quando l’ultimatum delle margherite, portato da un grillo con un inchino, farà tremare chi lo riceve. La violenza del chiaro della luna: le porte e le finestre si spalancano al suo soavissimo e irresistibile premere come all’urto di un ciclone. I bambini in fasce, con un giro degli occhi ancora liquidi, daranno comandi ai quali sarà impossibile disobbedire. Formidabile volo di colombi, al di sopra dei tetti; aquile trepidanti. Chi ha un becco, un rostro, un’unghia, se li nasconde per non farsi fischiare. Il gallo con gli speroni, ficcando la testa coronata entro un piccolo buco, chiede al verme che gli faccia un po’ di posto. Dall’alto della corazzata, guardando dietro al telescopio, l’ammiraglio dà alla flotta l’ordine di tornare indietro perché dalla riva nemica sporge il capo un prato di violette. S’avanzano i piedi nudi, e volgono in fuga i piedi con gli stivali. Il delicato suono del violino vince il chiasso delle trombe. Re del mondo un uomo perbene che si frega le mani al pensiero che ha un amico a colazione».

Buona Pasqua!

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