Blog Nella settimana dal 22 al 28 giugno, si va dall'undicesimo volume di Sidekar che è anche 'Libro copertina' firmato da Ariase Berretta, al nuovo di Ianieri (contro copertina) a firma di Daniela Alibrandi, per proseguire con un'eccellenza di Sem e le bellezze in casa Graphe.it, Marietti 1820 e Tunué. #SpecialeSababtini in omaggio a Mariano Sabatini prolifico autore che non sbaglia un colpo
Apriamo ancora una volta le nostre segnalazioni con un libro, “Un anno a Tokyo di Marzio Broda, pubblicato dalla torinese Scritturapura, che esce in ritardo – era in calendario il 10 giugno ma è in uscita il 24 a causa dello sciopero nazionale dei distributori. Tornano prepotenti il n. 11 della collana Sidekar di Arkadia che è anche ‘Libro copertina’ a firma di Ariase Barretta e Vallecchi Firenze con un volume straordinario dell’eclettico Mariano Sabatini a cui si dedica l’hashtag #SpecialeSabatini. ‘Libro contro copertina’ in casa Ianieri Edizioni con ‘Delitti postdatati’ e ancora Sem – Società Editrice Milanese, Carbonio, Graphe.it, Tunué e l’immancabile Marietti 1820.
I libri in uscita giovedì 24 giugno
Marzio Broda, Un anno a Tokyo. Diario sentimentale di viaggio, Scritturapura
Un manager italiano trascorre un anno a Tokyo e viene travolto dalla meraviglia, e dallo stupore, per una società affascinante e misteriosa. Un racconto lungo un anno di un neofita del Giappone, un ingegnere, un manager in trasferta a cui, la prima volta, Tokyo neppure era piaciuta. Una guida pratica e spirituale, divertente eppure molto seria, per provare a decifrare, con garbo e humour, una città, una cultura e un popolo tanto diversi che, a un europeo, riservano infinite sorprese, tanta meraviglia e altrettanto sconcerto.
15 gennaio, Tokyo è una meraviglia. La Tokyo che sto scoprendo è quella notturna, che percorro la sera, quando esco dall’ufficio ed è già buio. E ogni volta mi accoglie vestita di luci, sfavillante, con insegne a perdita d’occhio, schermi giganteschi ad animare le facciate dei palazzi, ascensori a vista che salgono come proiettili luccicanti lungo i fianchi degli edifici. Scelgo un luogo dove andare a cena, affronto la metropolitana, arrivo alla stazione di destinazione, prendo le scale mobili che mi riportano in superficie. Quando esco rimango sempre a bocca aperta, sono colto dalla sorpresa, lo spettacolo ogni volta è diverso e non so mai cosa aspettarmi.
Marzio Broda è nato nel 1968 fra le colline astigiane. Ingegnere, ha viaggiato molto e vissuto all’estero per lavoro senza mai perdere il forte legame con la sua terra d’origine. Temperamento creativo e pittore dilettante, in Giappone ha sperimentato una nuova modalità di espressione, la scrittura, insieme alla fotografia compulsiva. Un Anno a Tokyo è la sua prima opera.
#SpecialeSabatini
Nulla vi diremo dell’ennesimo volume dell’autore romano, che già dal sottotitolo rende chiara l’idea: Mariano Sabatini, Scrivere è l’infinito, Vallecchi Firenze
Vizi, manie e virtù di un quantitativo di scrittori impressionanti. Mariano Sabatini, li ha raccolti, contattati, intervistati, rimportato aneddoti e storie varie. In attese dei suoi prossimi tre libri in uscita per fine anno eccolo con un capolavoro assoluto e forse inesistente, tranne se pensiamo alle enciclopedie. Libro che merita le menzione di #SpecialeSabatini, senza dimenticare che a pubblicarlo è la prestigiosa Vallecchi di Firenze.
“Libro contro copertina”: Daniela Alibrandi, Delitti postdatati, Ianieri Edizioni
Siamo in un freddissimo inverno romano dei primi anni Ottanta. Mariuccia, una donna dall’aspetto insignifi- cante, che ha scontato tre anni di reclusione, vuole ricostruirsi una vita e, per trovare un impiego, si rivolge al sindacato. Qui, a curare il reinserimento degli ex detenuti nella società, nonché gli aspetti finanziari dei clienti, incontra Raimondo che la fa assumere come donna di servizio a ore presso tre diverse famiglie. Il lunedì e il mercoledì da un’amabile anziana che vive all’Aventino. Il martedì e il giovedì presso la famiglia di un avvocato nel quar- tiere dell’Eur, e il venerdì a Colle Oppio nel sontuoso attico di un uomo single. Ma la scelta di Raimondo non è affatto casuale. Mariuccia avrà, infatti, il compito di scoprire quanto più possibile sull’inquietante passato dell’anziana Luisa, fino a ricostruire il mistero che la lega alle altre due famiglie dove lei presta servizio.
La trama, ricca di suspense e colpi di scena, tesse una complessa tela fatta di storie parallele che si intrecciano all’improvviso, quando tre omicidi si susseguono negli ambienti bene della capitale. I crimini metteranno in allarme i cittadini e a dura prova la squadra del commissario Rosco, chiamata a indagare. Delitti Postdatati è il nuovo noir metropolitano ad alta tensione narrativa nel quale lo stile fluido, avvincente e incalzante dell’autrice, come nel precedente romanzo Delitti fuori orario, rende la lettura particolarmente coinvolgente, fino all’ultima pagina.
Daniela Alibrandi è un’autrice italiana nata a Roma e vissuta negli Stati Uniti. Nella vita professionale si è occupata, tra l’altro, di scambi culturali nell’ambito del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea. L’autrice ha pubblicato undici romanzi, tre edizioni inglesi e un’antologia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Delitti fuori orario (Ianieri Edizioni), vincitore del Diploma Premio Speciale Giallo Noir al concorso Città di Grottammare 2021 e finalista al concorso Mondadori, Kobo Writing Life e Passione Scrittore “Romanzi in cerca d’auto- re 2018”. Viaggio a Vienna (Morellini Editore), Una morte sola non basta (Del Vecchio Edi- tore), Nessun segno sulla neve (Edizioni Universo-Premio Circe 2013), Un’ombra sul fiume Merrimack (Nanowrimo 2012), Quelle strane ragazze (Premio Perseide 2014), I Misteri del Vaso Etrusco (Edizioni Universo-Menzione di Merito 2020), e l’antologia I doni della mente. I suoi scritti sono stati spesso ospiti di rubriche letterarie RAI, come Lo Scaffale (Rai 3), Incontri d’autore (Rai Radio 1) e Eat parade (Tg2). Delitti Postdatati ha vinto il Premio Poliziesco Gold 2020 al concorso letterario nazionale Gold Crime Carlo de Filippis.
Santiago Rusiñol, Uccelli di fango, Arkadia
Un magnifico e divertente ventaglio di personaggi immaginari che vivono di smisurate aspirazioni e sconfitte brucianti nella Spagna dei primi del Novecento. Per la prima volta, tradotto in italiano, un classico della letteratura catalana. “Gli uccelli di fango sono per me le persone sbagliate. Hanno ali pur non avendo piume, sentono il bisogno di volare in alto anche se un peso gli impedisce di farlo. Quel peso è il fango di cui sono composte, lo stesso fango con cui Dio ha impastato l’uomo”. Così scriveva Santiago Rusiñol presentando la sua allegra e disincantata successione di ritratti che volle intitolare Aucells de Fang. I personaggi di Rusiñol sono tutti delineati con ironica tenerezza, un tratto caratteristico dell’autore che sapeva cogliere al meglio non solo le sfumature dei comportamenti dei suoi concittadini, ma anche le ansie, le paure e le gioie dei propri contemporanei. Così, nei “ritratti” di Rusiñol compare il bambino prematuramente saggio, il poliziotto che non vorrebbe arrestare nessuno, il fabbricante di ombrelli che detesta la pioggia, l’inventore che crede di aver ideato il marchingegno definitivo per sovvertire le classi sociali: una schiera di ostinati sognatori che scontano più di altri, a causa della smisurata ansia di volare, le radici della condizione umana.
Santiago Rusiñol i Prats (Barcellona 1861-Aranjuez 1931) è stato uno dei maggiori esponenti del movimento modernista catalano. Figlio di agiati proprietari di un’industria tessile, si sottrasse al ruolo assegnatogli dalla famiglia per studiare pittura a Barcellona e poi
a Parigi. Artista versatile e prolifico, coltivò con successo diversi generi letterari, tra i quali il romanzo, la pièce teatrale e la novella, che alternava alle cronache giornalistiche. La raccolta Uccelli di fango (1905) è una delle sue opere più famose, sia per la vivacità delle situazioni e la critica sociale che la sottende, sia per la profonda umanità con cui ritrae l’effimero volo degli sconfitti.
Stanley Middleton, Holiday, Sem – Società Editrice Milanese
Inghilterra, inizio anni 70. Edwin Fisher, un insegnante universitario sulla trentina, deve venire a patti con la morte del figlio e il crollo del suo matrimonio con Meg, sconvolta dalla tragedia. Decide di isolarsi in una località balneare che frequentava durante l’infanzia, ma mentre cerca di capire cosa sia andato storto e trovare un modo per continuare, scopre che i suoceri stanno soggiornando nella stessa cittadina, determinati a sistemare le cose tra lui e Meg.
Giulia Nebbia, London blood, Sem – Società Editrice Milanese
Gillian, una ventiduenne italoinglese, lavora a Roma come guida turistica. Dieci anni prima, quando viveva in Inghilterra, ha assistito al suicidio della madre. Harry, il padre, decise di spedirla in un collegio italiano, distruggendo il loro rapporto. Ecco perché quando una notte le arriva la sua chiamata da Londra, capisce che è successo qualcosa di grave: suo papà è stato rapito da un serial killer che non lascia tracce. Lei è l’unica in grado di salvarlo, e fermare la striscia di sangue sotto il Big Ben.
Sandrine Martin, A casa, Tunué
Partorire da sole è il destino di decine di donne migranti sulla rotta balcanica. A casa,di Sandrine Martin in uscita per Tunué il 24giugno è il racconto a fumetti ispirato al progetto Eu Border Carecondotto da un’équipe di studiose dirette da Vanessa Grotti, antropologa sociale dell’Università di Bologna,nei principali snodi di flussi migratori: Atene, Melilla, Lampedusa, la Guyana Francese e l’isola Mayotte. Lo studio analizza e confronta le politiche di assistenza alla maternità tra i migranti privi di documenti nelle periferie dell’Europa. Partendo dalle storie delle donne migranti e dai dati raccolti, un libro di grande attualità che affronta il tema dell’immigrazione e dell’accoglienza da un punto di vista diverso: attraverso gli occhi di due donne unite dall’attesa di una nuova vita, il graphic novel riesce a parlare al lettore di governance sanitaria,equità, identità, appartenenza, cittadinanza e sovranità, umanitarismo e universalismo nell’Europa odierna.
Il graphic novel, egregiamente scritto e disegnato da Sandrine Martin, racconta la vita di due donne: Mona, profuga siriana approdata ad Atene, dove scopre subito di essere incinta, e Monika, ostetrica che lavora nel centro di accoglienza a cui si è rivolta la donna siriana. Fra le due da subito si sviluppa una forte empatia, che le porterà, nel prosieguo della storia, ad una solida amicizia. La narrazione si sviluppa per tutta la durata della gravidanza di Mona, iniziando ad Atene, dove lei e suo marito sono approdati dopo essere fuggiti dalla Siria in guerra, e finendo a Berlino, meta del loro viaggio, dove raggiungeranno la sorella di Mona. Sandrine Martin è autrice e illustratrice di fumetti, ha firmato numerose pubblicazioni per ragazzi e storie per periodici. Vive a Parigi.
Maurice Blanchot, L’amicizia, Marietti 1820 (a cura di Riccardo Panattoni e Gianluca Solla)
In questa raccolta di saggi Maurice Blanchot dà prova di uno straordinario lavoro di critica e di scrittura che unisce alla chiarezza del linguaggio una profondità di stimolante complessità. Si tratta dell’esplorazione più importante, accanto a quella di Sartre, dedicata alle relazioni tra letteratura, arte e filosofia. La nascita dell’arte, il ruolo della letteratura, le aporie della politica e l’eterna interrogazione dell’ebraismo sono solo alcuni dei temi attorno ai quali si sviluppa una riflessione che incrocia i nomi più importanti del Ventesimo secolo, da Georges Bataille a André Malraux, da Pierre Klossowski a Marguerite Duras, da Michel Leiris a Jean Paulhan, da Albert Camus a Claude Lévi-Strauss, da Edmond Jabès a Emmanuel Levinas, da Martin Buber a Franz Kafka.
Maurice Blanchot (1907 – 2003), romanziere, saggista e filosofo francese, ha occupato un ruolo di assoluto rilievo nel panorama culturale del Novecento. La sua poetica, ispirata all’esistenzialismo, al surrealismo e alle grande esperienze letterarie di autori-guida come Mallarmé, Kafka, Artaud e Borges, che hanno ispirato anche la sua opera saggistica. Tra le sue opere: La questione degli intellettuali (Mimesis 2010), La conversazione infinita(Einaudi 2015), Lo spazio letterario (Il Saggiatore 2018), Lautréamont e Sade (SE 2018), Il libro a venire (Il Saggiatore 2019) e Passi falsi (Il Saggiatore 2020).
‘Libro copertina’: Ariase Barretta, Cantico dell’abisso, Arkadia
“Cantico dell’abisso” è il ricordo di un’estate che racchiude tutto il simbolismo della scoperta, dei sogni, della consapevolezza, della violenza e dell’accettazione di sé. È la storia di Davide, di situazioni apparentemente incredibili, di messe in scena che servono in modo utile e funzionale a raccontare la verità o, se si vuole, una delle tante realtà possibili. È la vicenda di un tredicenne che vive a Bologna e che ama visceralmente suo padre, Osvaldo, in modo morboso, incapace di stabilire un limite o un oltre che non deve essere travalicato. Davide affronta la sua acerba consapevolezza in modo aperto, in un viaggio che lo porterà all’emancipazione e categoriche scelte di vita, non ultima quella di convivere serenamente con la propria omosessualità e con la decisione di diventare transgender. Nel romanzo di Ariase Barretta nulla è più potente della realtà, in una narrazione fluida che mescola passato e presente, dolore e promesse di una vita migliore.
Le uscite di sabato 26 giugno
Massimo Gatta, L’insolenza e l’audacia, Graphe.it
Come mantenete la vostra biblioteca? Ordinata per autore, editore, altezza o magari colore? Oppure forse lasciate i libri progressivamente accumularsi in casa in un disordine creativo? Di piatto, in doppia fila, in alte pile traballanti che dal pavimento anelano, come stalagmiti cartacee, verso l’alto? Se appartenete a questa seconda categoria, il testo che avete fra le mani è la guida ideale perché vi farà scoprire (con dovizia di riferimenti puntuali ed eruditi) che nella storia della bibliofilia – o della bibliomania – siete tutt’altro che soli: da Zenodoto a Naudé, da Borges a Roberto Calasso a Karl Lagerfeld, molti si sono interrogati sull’organizzazione ideale, o sull’altrettanto ideale disorganizzazione, della (propria) biblioteca e sovente si sono arresi all’evidenza che il vero piacere di chi ama i libri sta proprio nel disordine, in quell’anarchia incontrollata nella quale i volumi amano perdersi, nascondersi, prendersi gioco di voi a non essere ritrovati, o a esserlo quando ormai non ne abbiamo più bisogno.
Dall’introduzione di Luigi Mascheroni: «Molto meglio quello falsamente casuale, l’effetto spettinato, lo scompiglio studiatissimo. Si chiama disarmonia prestabilita: la biblioteca irresistibile e una bottega di trouvailles di carta, il magazzino di un bouquiniste, il tavolo da lavoro di Giovanni Testori, la casa-studio di Vanni Scheiwiller, la kasbah paesana di Casiraghy… Sembra disordine, invece e pura armonia. Tenetevi le vostre librerie suddivise per aree culturali. Dividetele voi le letterature italiane, francesi, tedesche, ispano-americane… Separate voi i classici greci e latini dalla Poesia, la grafica dalla critica, dividete pure il Sapere in materie scolastiche (storia, filosofia, scienze, arte, teatro, cinema… che noia). Lasciamo a voi gli ordini alfabetici, per autori, cronologici, cromatici (quegli orribili scaffali Adelphi a colori pastello digradanti dal verde inglese all’avorio… quelle infilate di Blu Sellerio!, quelle file cadaveriche di Supercoralli Einaudi). Raggruppateli voi i libri secondo il formato o l’editore, che fa tanto rivista d’arredamento, o per aree semantiche, che fa molto professoressa democratica, o per altezza (!), che vi fa dei nani della sacra arte del disordine libresco. Lasciatemi al mio perfetto disordine. Lasciatemi alternare – studiatamente – libri più alti a libri più bassi, file di taglio ad altre di piatto, lasciatemi accumulare libri sui libri, accanto ai libri, sotto i libri, nietzschianamente Al di là dei libri e del bene e del male, Barion editore, 1924, copia ingiallita e un po’ macchiata… Lasciatemi al mio unico metodo, che e non averne, procedendo assolutamente a caso».
Massimo Gatta (Napoli, 1959) è bibliotecario dell’Università degli Studi del Molise e studioso di editoria del Novecento, tipografia privata e bibliografia. Ha collaborato al supplemento domenicale de «Il Sole 24 Ore», scrive su numerosi periodici di settore e per l’editore Palladino ha diretto la Collana “DAT – Documenti d’Arte Tipografica”. È inoltre direttore editoriale della casa editrice Biblohaus, specializzata in bibliografia e bibliofilia, e autore di circa 500 pubblicazioni. Con Graphe.it ha pubblicato la Breve storia del segnalibro.
Graham Harman, Ontologia orientata agli oggetti. Una nuova teoria del tutto, Carbonio
“Se vi sembra poco plausibile che gli esseri umani – per quanto possiamo apparire interessanti ai nostri stessi occhi – meritino di occupare una buona meta della riflessione filosofica, allora avete già aderito alla critica che la OOO muove al pensiero moderno. […] Eppure è questo il verdetto emesso dalla filosofia moderna da Cartesio e Kant in poi; le loro idee, infatti, implicano che non si possa parlare del mondo senza l’uomo o dell’uomo senza il mondo…” (Graham Harman)
Noi esseri umani tendiamo a credere che solo ciò che percepiamo è reale, tutto quello che conta è ciò che si può toccare, comprare, consumare. E il soggetto indiscusso dell’azione siamo proprio noi, che in quanto umani ci reputiamo speciali, al centro del mondo. Ma negli ultimi decenni, l’attenzione verso il non umano è mutata e si è acuita: la svolta ecologica, i Friday for Future, la sperimentazione sulle energie rinnovabili. Il mondo che ci circonda ha cessato di apparire come un parco giochi che il genere umano può sfruttare a suo piacimento senza pensare alle conseguenze. E anche la filosofia, in stretta correlazione, ha rivisto il proprio approccio, muovendo dall’antropocentrismo soverchiante alla ricerca di sistemi ontologici più ampi, che permettono di ripensare la relazione con le entità non umane in chiave di un maggiore equilibrio.
Tra i sostenitori della necessità di un approccio innovativo alla conoscenza c’è Graham Harman, professore di Filosofia al Southern California Institute of Architecture di Los Angeles, figura di spicco del realismo speculativo contemporaneo e protagonista attivissimo del dibattito filosofico. Harman è il fondatore di una nuova ontologia, già conosciuta in tutto il mondo e il cui manifesto programmatico finalmente arriva anche in Italia, con Carbonio: l’ontologia orientata agli oggetti, una corrente filosofica destinata a sovvertire e scardinare i preconcetti che ci sono stati inculcati da secoli di pensiero antropocentrico, aprendo la prospettiva a una varietà di altri, nuovi attori virtualmente infinita.
Al cuore dell’ontologia orientata agli oggetti c’è l’idea che il mondo non è come si manifesta a noi umani, la realtà è spiegabile senza che vi sia correlazione tra uomo e mondo poiché gli oggetti – quelle migliaia di miliardi di entità piccole e grandi, concrete e artificiali, reali e immaginarie, naturali e culturali, umane e non umane – presenti nell’universo sono indipendenti gli uni dagli altri e dotati di vite autonome ugualmente piene, non esistendo solo in funzione dell’uomo ma in funzione degli altri oggetti e del cosmo tutto. Ecco così delinearsi l’esortazione più rilevante dell’ontologia orientata agli oggetti (OOO), che è quella di ampliare il più possibile lo sguardo su ciò che ci circonda, decentrando l’umano. Una visione anti-antropocentrica quanto mai cruciale in una contemporaneità che rende sempre più ineludibile la necessità sia di sollecitare responsabilità nuove nei confronti dell’ecosistema sia di indurre un approccio nuovo rispetto all’etica e all’arte.
Ed è proprio l’arte ad avere un ruolo centrale nell’ontologia piatta di Harman, che attraverso la sua teoria estetica le dà un valore incommensurabile nel processo della conoscenza: per quanto gli oggetti reali restino inconoscibili, è attraverso il supporto del mezzo artistico, e il suo riverbero nel soggetto umano che con esso interagisce, che possiamo avvicinarci di qualche altro passo alla conoscenza della realtà. La OOO riflette sulla vita degli oggetti di per se stessi, sulla capacità che essi hanno di armonizzare con l’habitat circostante nella sua interezza e in una logica di sostenibilità, al di là della transitorietà dell’impronta umana. Non sorprende dunque che abbia attirato un’enorme attenzione nel mondo dell’architettura, richiamando l’interesse di personaggi del calibro di Mark Foster Gage, vicepreside della facoltà di Architettura di Yale, che ha intavolato in proposito un acceso dibattito con Patrick Schumacher della Zaha Hadid Architects.
Ma anche nel mondo dello spettacolo i seguaci della OOO non si contano: tra gli altri, la cantante Björk ha intrattenuto una corrispondenza con Timothy Morton – altro esponente di spicco della OOO –, incentrate sul valore dell’arte come strumento per concepire e dare forma al mondo. Mentre, l’attore Benedict Cumberbatch, annoverato ormai tra le icone culturali britanniche e attivo militante per i diritti umani, ha partecipato alle conferenze di Graham Harman. Scritto con padronanza concettuale e argomentativa insolitamente avvincente per essere un saggio, Ontologia orientata agli oggetti non è soltanto un libro, è un sistema di rigenerazione del pensiero spiazzante e seducente, un manifesto programmatico vigoroso e originalissimo, una nuova teoria del tutto esaltante nel mostrarci un approccio nuovo per riconsiderare il nostro posto nel mondo.
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