Audio “Una storia semplice”, ultimo romanzo dello scrittore di Racalmuto, uscì nel giorno della sua morte, il 20 novembre del 1989. Con l’adattamento e la regia del catanese Giovanni Anfuso per la prima volta, tra marzo e aprile, è arrivato a teatro grazie alla collaborazione tra il Vittoria di Roma, e lo Stabile di Catania, protagonista un attore molto amato dal pubblico, Giuseppe Pambieri. Anfuso: «Il testo era già a un passo dal teatro. L'impegno è stato rispettare ciò che Sciascia aveva scritto»
L’ultimo romanzo di Leonardo Sciascia, “Una storia semplice”, uscì in libreria nel giorno nella morte del grande scrittore siciliano: il 20 novembre del 1989. Con l’adattamento e la regia del catanese Giovanni Anfuso per la prima volta è arrivato a teatro grazie alla collaborazione tra il Vittoria di Roma, dove è andato in scena a marzo, ed lo Stabile di Catania, dove ha replicato fino al 16 aprile. Il protagonista è un attore molto amato dal pubblico, Giuseppe Pambieri, nella veste del professore Carmelo Franzò, in scena insieme a Paolo Giovannucci e a Stefano Messina.
Alla sala Verga dello Stabile etneo il pubblico siciliano ha applaudito lo spettacolo senza riserve. I personaggi rivivono la storia immersi in una scenografia essenziale ma ingegnosa dove lo spettatore assiste a un via vai di poliziotti e carabinieri nei propri uffici, riflette sui dettagli nel luogo del delitto e sugli strani fatti avvenuti alla stazione di Monterosso, respira l’aria aperta di Sicilia accompagnato dalle cicale.
Ma soprattutto ascolta i detti e i non detti, in un gioco di rimandi costruiti in prima e in terza persona, come quelli del brigadiere Antonio Lagandara, alle prese con la propria coscienza civile e un eccezionale fiuto indagatore.
Nello sfondo, l’altro protagonista muto del romanzo, ossia la “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi” di Caravaggio, la tela trafugata nella realtà nel 1969 nell’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, e ancora oggi inserita dall’FBI nella lista mondiale dei dieci capolavori rubati più importanti.
La regia di Anfuso è limpida e scattante e, pur rispettosa del testo di Sciascia, non confina mai la storia né nella didascalia, né nella retorica come spesso accade ai classici della narrativa una volta approdati sul palco.
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