Recensioni Domenica 2 ottobre è iniziata con un delizioso strumento dalle sonorità bilanciate e luminose, nell’incantevole scenario di palazzo Biscari di Catania, la dodicesima edizione dell’apprezzata rassegna Magie barocche
E’ iniziata con un delizioso strumento dalle sonorità bilanciate e luminose, nell’incantevole scenario di palazzo Biscari a Catania, la dodicesima edizione dell’apprezzato Festival internazionale del Val di Noto Magie barocche. Ebbene sì. Il corno di bassetto, con la sua strana foggia, il suo timbro particolare, la sua inconsueta intonazione è stato protagonista di una bella inaugurazione, che ha visto come protagonisti i musicisti dell’Accademia dei Febei, validi esecutori sì, ma anche accattivanti maestri. Non a caso la serata di domenica 2 ottobre, dinanzi a un folto e attento pubblico, è stata aperta da una vera e propria lezione sullo strumento la cui storia è legata in modo indissolubile alla vita di Mozart in quanto suo strumento prediletto. Non a caso il corno di bassetto fu utilizzato per il famosissimo Requiem, ma anche in tantissime altre opere e nella musica da camera.
Così i musicisti Angelo Litrico e Rodolfo La Banca hanno dischiuso i misteri dell’amato strumento mozartiano, intrattenendo piacevolmente il pubblico con una serie di aneddoti sulla vita del compositore, eseguendo a mo’ di esemplificazione il delizioso Divertimento Nr. 1 K 439b; subito dopo è stata la volta del Mozart italiano, quello che ebbe come valido collaboratore Lorenzo da Ponte, che ha regalato agli ascoltatori due arie famosissime dalle Nozze di Figaro: “Voi che sapete cos’è l’amore” e “Non più andrai, farfallone amoroso”.
Soprattutto quest’ultima aria, divenuta celeberrima e da tutti cantata nel primo Ottocento, si è svelata incantevole nell’esecuzione col corno di bassetto, che le ha davvero conferito la spensieratezza innata della partitura. Dopo il Wine break a cura della casa vinicola Cantine Murgo di Santa Venerina, che ha offerto una piacevole degustazione dei vini scelti della casa, è stata la volta della meravigliosa Serenata n. 10 in si bemolle maggiore “Gran Partita”, K1 361, dove gli strumentisti dell’Accademia dei Febei hanno manifestato tutte le loro eccezionali abilità virtuosistiche, espressive e dinamiche in omaggio al più raffinato stile cameristico.
Mai scelta poteva essere più azzeccata per una inaugurazione in grande stile (merito del presidente del festival Salvatore Maugeri, del direttore artistico Agostino Ziino e del direttore organizzativo e di produzione Claudia Patanè) in quanto la Gran partita si distingue per la grandiosità della struttura formale (che conta ben sette movimenti), per la felicità dell’invenzione melodica e armonica e per l’originalità dell’organico strumentale. Basti pensare che al tradizionale complesso di 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti e 2 corni, Mozart aggiunse una seconda coppia di corni, il contrabbasso e appunto 2 corni di bassetto – che, col loro timbro più scuro e velato rispetto al clarinetto, fanno qui la prima coinvolgente comparsa nell’opus mozartiano.
L’esecuzione puntuale, vivace e emozionante ha avuto il suo culmine nel bellissimo Adagio del terzo tempo, introdotto da una coppia di corni, dove trionfano malinconia e grande, struggente dolcezza. Non è un caso che proprio quest’Adagio occupi uno dei momenti più toccanti del celeberrimo film Amadeus di Milos Forman, dove è Salieri a descriverne la magia: “Sulla pagina non sembrava niente, un inizio semplice, quasi comico, appena un palpito, con fagotti, corni di bassetto, come uno schiudersi di un vecchio cofano. Dopodiché, ad un tratto, ecco emergere un oboe, una sola nota, sospesa, immobile, finché un clarinetto ne prende il posto, addolcendola con una frase di una delizia… Era una musica che non avevo mai sentito, espressione di irrefrenabili desideri. Sembrava di ascoltare la voce di Dio”.
Insomma ci sorprende fin dall’inizio di questa dodicesima edizione il Festival Magie barocche (il programma su www.magiebarocche.it) regalandoci una delle pagine di più rara bellezza di tutta la letteratura musicale, che ha offerto a turno a tutti gli strumentisti la possibilità di manifestare le loro ottime capacità. Grandi applausi finali e, a gran richiesta, il bis del Rondò conclusivo hanno chiuso un concerto godibilissimo che fa molto ben sperare sui prossimi appuntamenti della rassegna.
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