Buio in sala Presentato alla 77a Mostra del Cinema di Venezia, il nuovo film di Susanna Nicchiarelli racconta la vita della più piccola delle tre figlie di Karl Marx riprendendo il tema della fragilità femminile che aveva già affrontato nel 2009 nel suo primo film “Cosmonauta”
Presentato alla 77^ Mostra del Cinema di Venezia “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli, cineasta romana classe 75, racconta la vita di Eleanor Marx (interpretata da Romola Garai), detta Tussy, la più piccola delle tre figlie di Karl Marx. La stridente realtà dell’Inghilterra vittoriana viene rappresentata dai salotti borghesi traboccanti di suppellettili orientali, dove stesi su tappeti si inganna il tempo fumando oppio, e dagli ambienti malsani delle fabbriche e dei tuguri che ammassano bambini sporchi e miseria. Eleanor, al contrario del padre che era un teorico, tocca con mano la realtà del disequilibrio economico e sociale della sua epoca e se ne fa artefice dinamica animando comizi per strada e recandosi nelle fabbriche; media con i proprietari delle aziende per le condizioni invivibili degli operai e per l’abolizione del lavoro minorile, si batte per il miglioramento della condizione femminile.
In un andare e venire temporale, vediamo Eleanor in seno alla sua numerosa famiglia, mentre bambina disegna sotto lo sguardo compiaciuto del suo celebre padre (Karl Marx interpretato da Philip Gronin) e del suo inseparabile amico e finanziatore, Engels (John Gordon Sinclair). Un andamento filmico a tratti lento ed a tratti dinamico, il cui passo è sottolineato da una colonna sonora pop che mixa con disinvoltura inserti di foto d’epoca in bianco e nero e spezzoni di filmati d’archivio, in una ricostruzione storica ed ambientale originale e mai pesante.
Il film inizia con il funerale di Marx: il capannello di parenti ed amici intervenuti è triste per la sua morte; Eleanor nell’elogio funebre rivela un mesto amore filiale, ma anche la determinata volontà di portare avanti tutti i principi socialisti da lui sostenuti. Dalle sue parole traspare la forte inclinazione letteraria e tutta la sua passione politica verso l’impegno sociale. Tra gli intervenuti c’è Edward Aveling (Patrik Kennedy), commediografo americano dal sedicente passato di sindacalista, che rimane affascinato dalla personalità della ragazza.
L’intesa tra i due è immediata, ed Eleanor si abbandona totalmente al dandy Edward, ignorando che questo è il peggio che poteva accaderle. Nasce così un amore tormentato che si sviluppa al passo della bugia, dei tradimenti, dei debiti sottaciuti ed accumulati. Il nucleo centrale attorno al quale si sviluppa tutta la vicenda è proprio la contraddizione che spesso connota l’agire di donne coraggiose ed emancipate.
Stupisce infatti la dicotomia di una donna che, nonostante abbia radicato in sé il principio di autonomia, d’impegno sociale edella ferma consapevolezza del suo essere donna, si lasci alla fine assoggettare ad un uomo superficiale, inetto e dissoluto. Nel caso di Eleanor Marx c’è la dilaniante mortificazione della consapevolezza di aver a che fare con un uomo totalmente privo di alcuna moralità e recidivo in ogni aspetto negativo. La “Miss Max” Susanna Nicchiarelli riprende il tema della fragilità femminile, che aveva già affrontato nel suo primo film “Cosmonauta” (2009), sottolineando forse come “mutatis mutandis” in fondo poco cambi nei tempi. Nello sguardo sdelle due protagoniste, Luciana (“Cosmonauta”) ed Eleanor (“Miss Marx”), troviamo la stessa triste accettazione di chi si scopre inerme davanti alla propria incoerenza sentimentale.
Fa riflettere, con rabbia, come possa accadere (e spesso purtroppo ancora accade) che donne risolute, emancipate, colte e brillanti, si facciano coinvolgere da rapporti sentimentali devastanti di cui hanno drammatica contezza, ma che alla fine si rassegnino a subire il conto salato delle loro scelte.
Bellissima ed emblematica la scena in cui Eleanor e Edward recitano il dialogo tra Nora ed Helmer, tratto da “Casa di bambola” di Ibsen, e in cui Eleanor fa sue le parole del testo recitato: quelle parole che avrebbe voluto, che avrebbe dovuto dire e che invece non pronunciò mai. Ma il futuro è dalla nostra parte
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