L'Isola e i media Il regista nisseno firma le 4 puntate dedicate alle “zone rosse” d'Europa viste attraverso gli occhi di persone comuni che raccontano le loro vite travolte dalla pandemia e dal lockdown
Dolore, rabbia, paura. Ma anche la speranza e la voglia di combattere e di cambiare. I sentimenti e le storie delle persone che stanno lottando per contenere la pandemia sono al centro di “Red Zones”, una docu-serie in quattro puntate realizzata da Luca Vullo e coprodotta da Ondemotive Productions Ltd & Videoplugger Ltd, in onda da domenica 3 maggio alle 11 (con un successivo passaggio alle 21) su Sky TG24.
La serie mostra le “zone rosse” d’Europa, attraverso gli occhi di persone comuni che raccontano come le loro vite siano state travolte dalla pandemia e dal lockdown. Un coro di voci che rivela come il virus abbia influenzato il nostro stato psicofisico ed emotivo e abbia cambiato il nostro modo di relazionarci e il nostro stile di vita. L’Italia, così come nella diffusione della pandemia, è il primo porto di approdo della docu-serie, che si sposta poi nel resto del continente, con storie che si ripetono eppure in qualche modo cambiano nei vari Paesi, diversi nella cultura, nel modo di reagire, di fare scuola, lavoro, nell’offrire assistenza e supporto.
Il racconto prende il via dall’Italia, il Paese dove il contatto fisico, la socializzazione, la famiglia, l’amicizia, la passione e l’ingegno rappresentano i punti di forza del suo popolo. È uno dei paesi più colpiti, sia in termini di contagi che dal punto di vista economico, turistico e psicologico. Nella più grande restrizione ai movimenti dalla Seconda Guerra Mondiale, 60milioni di italiani affrontano misure senza precedenti quando scuole, aziende e negozi si chiudono, mentre gli ospedali fronteggiano una crisi di sovraffollamento.
Grazie alle voci dei molti intervistati, diversi per età, etnia, ricchezza, professione, salute e stile di vita, l’episodio mostra come le persone stiano vivendo questo dramma. Una narrazione intima ed emotiva svela l’effetto che tutto questo sta avendo sulla vita, sulle famiglie e sul futuro delle nuove generazioni. Sono storie di sanitari, sindaci, farmacisti, mamme, bambini, disabili, insegnanti, sacerdoti, militari, artisti e contagiati, che stanno sostenendo la propria battaglia contro il coronavirus, uniti dalla consapevolezza che nessuno si sarebbe mai aspettato di dover vivere un momento così drastico e difficile, eppure anche dall’assoluta necessità di rimanere esseri umani e dalla speranza di un poter ricominciare da un mondo diverso, più responsabile e consapevole.
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