Musica Tratto dall'ultimo album "Bedda", il nuovo singolo del cantautore catanese, dedicato a Rosa Balistreri, ripercorre la vita della "cantatrice del Sud", la pasionaria folk di Licata, sintetizzata in una struggente folk ballad, e supportata dal videoclip per la regia di Rosario D'Aquino
“Rosa”, il nuovo singolo del cantautore catanese Antonio Monforte dedicato a Rosa Balistreri ripercorre la vita della “cantatrice del Sud”, la pasionaria folk di Licata, sintetizzata in una struggente folk ballad, e supportata dal videoclip per la regia di Rosario D’Aquino. Rosa Balistreri interpretata dall’attrice cantante Giusy Schilirò che da anni, porta in scena la vita della Balistreri, una donna che con la sua chitarra ha dato voce alla Sicilia martoriata dalla mafia e a quelle donne che come lei ebbero una vita di violenze, umiliazioni, sconfitte e delusioni, quelle donne a cui veniva negato il diritto allo studio, di sposarsi con la persona che si amava, Rosa imparò a leggere e a scrivere a 32 anni e iniziò a suonare e cantare alla soglia dei 40 anni, tutto questo solo grazie alla sua caparbietà, alla voglia di rivalsa, a quella rabbia che traspare nei suoi testi e nelle canzoni, le amare esperienze di miseria, di violenze e più volte anche il carcere, un’altra pagina nera della sua tormentata vita che si concluse ad appena 65 anni lasciando ai posteri un patrimonio artistico culturale e umano da preservare gelosamente.
“Rosa” è tratto da “Bedda” l’ultimo album di Monforte, otto canzoni in dialetto, copertina del disco con la Sicilia disegnata dallo stesso cantautore, in stile cartina fai da te, pensando ad un viaggio, ai luoghi che hanno un legame con la sua vita e le canzoni dell’album che parla di Sicilia, di personaggi che le hanno dato lustro e di chi ha dato la vita per difenderla. Un anno passato in studio, con Francesco Messina giovanissimo musicista polistrumentista e suo ex allievo di chitarra con il quale Antonio ha curato riprese, arrangiamenti e missaggi tra mille difficoltà, è stata un’impresa partorire questo disco autoprodotto, riunire i musicisti e far coincidere gli impegni di tutti tra lockdown e quarantene.
Così nasce un disco di canzoni che non erano mai state pubblicate in un album ma già eseguite nei live, come “Mizzica Pizzica” che la scorsa estate ha fatto da apri pista con il videoclip di Rosario D’Aquino, nelle bellissime location di Isola delle Correnti e Marzamemi, “Cento Passi” già eseguita al 40° anniversario della morte di Peppino Impastato a Cinisi e della quale era stato realizzato solo l’omonimo videoclip di Francesco Lo Bianco.
“Bedda” è la canzone che dà il titolo al disco, la scena di un matrimonio in musica, in un atmosfera da film con le chitarre che si intrecciano ad un groove delicato e costante. “Musica Musica” è un inno alla musica che diventa speranza e strumento contro la guerra e la violenza. In un disco quasi completamente in acustico, dai suoni mediterranei tra mandole e marranzani c’è spazio pure per due brani dove Monforte imbraccia la chitarra elettrica dando vita a “Quannu” il brano più pop tra tutti, molto intimo e riflessivo e “Boogie Boogie”, blues sui siciliani che nel ‘900 partivano dal porto di Palermo per New York affrontando in nave un viaggio di un mese, a cercar fortuna e che oggi invece si ritrovano ad affrontare il problema molto complesso degli sbarchi e dell’accoglienza dei migranti che arrivano in Sicilia dall’Africa. Nel brano “L’ultima Sira” il cantautore immagina l’ultima sera in vita di Pippo Fava, quando il giornalista viene assassinato dalla mafia davanti al teatro Stabile di Catania, scena descritta con Fava a fare pensieri a bassa voce nella sua auto, su Catania, sulla sua bellezza, definendo questo amore per la città come quello per una prostituta che si dà a tutti, si vende, facendosi umiliare ma dalla quale lui non riesce proprio a distaccarsi.
Commenti