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Su Canale 5 l’epopea anti-mafia de “L’Ora” di Palermo

Visioni Protagonista Claudio Santamaria, da mercoledì 8 giugno, in cinque serate in prima serata su Canale 5, va in onda la serie “L’Ora, inchiostro contro piombo”, già andata in onda in Germania, che racconta del giornale di Palermo, che negli anni tra il secondo dopoguerra e il boom economico, è stato il primo quotidiano che ha avuto l’ardire di scrivere la parola mafia

“Quando la mafia non esisteva, un giornale l’ha sbattuta in prima pagina”. Da mercoledì 8 giugno, in prima serata su Canale 5, va in onda la nuova serie “L’Ora, inchiostro contro piombo”. Una co-produzione RTI – Indiana Production, per la regia di Piero Messina, Ciro D’Emilio e Stefano Lorenzi, la serie in 5 prime serate racconta de L’Ora, il giornale fondato a inizio Novecento dalla famiglia Florio che a Palermo, negli anni a cavallo tra il secondo dopoguerra e il boom economico, è stato il primo quotidiano che ha avuto l’ardire di scrivere la parola mafia. La serie prende spunto dagli eventi realmente accaduti tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, focalizzandosi su un periodo cruciale per la lotta alla mafia. In Germania, la serie è già andata in onda in inverno su Sky Atlantic.

Una scena de “L’Ora, inchiostro contro piombo”

L’Ora è stata una palestra di menti vivaci e giornalisti coraggiosi che, capitanati dal loro direttore, scovavano la notizia, la catturavano e la raccontavano ai lettori, esponendosi in prima persona, nonostante le ostilità del potere costituito, da troppo tempo connivente con la malavita. Non vendeva centinaia di migliaia di copie, non aveva ricchi stipendi da corrispondere ai suoi giornalisti, non riusciva ad allontanare per troppo tempo il rosso dai bilanci editoriali. Eppure, le pagine scritte dal quotidiano L’Ora rappresentano un punto fermo nella storia recente di questo Paese. Questa è una serie che racconta una storia non solo giornalistica, ma soprattutto umana: l’epopea di coraggio e sangue di una banda di giornalisti, tutti giovanissimi e impazienti di cambiare le loro vite e quelle del loro Paese, a qualunque costo. Anche la loro stessa vita. La storia de L’Ora è infatti quella di un giornalismo di indagine, potente ed emozionante, fatto di donne e uomini che hanno messo a rischio anche la vita pur di portare al pubblico la conoscenza della verità.

Claudio Santamaria interpreta Antonio Nicastro giornalista che arriva da Roma insieme alla moglie Anna (Silvia D’Amico) per dirigere L’Ora di Palermo, giornale del Partito Comunista in crisi di vendite, dove i collaboratori affrontano la loro quotidianità con una certa inerzia e con il timore del licenziamento. Il personaggio è chiaramente ispirato al personaggio di Vittorio Nisticò che diresse il giornale dal 1954 al 1975. Al fianco di Nicastro, nella riorganizzazione del giornale, c’è il fidato Marcello Grisanti (Maurizio Lombardi), cronista ed ex partigiano. Nicastro comprende subito che le notizie di cui i lettori hanno bisogno sono ben altro rispetto alle lunghe e retoriche veline del Partito e, quando da Corleone arriva l’aspirante cronista Domenico Sciamma (Giovanni Alfieri), ne ha la conferma. Il ragazzo racconta di un sindacalista scomparso: il quotidiano avrà la volontà di andare a fondo alla notizia?

Claudio Santamaria nella fiction è Antonio Nicastro, direttore de “L’Ora”

La redazione presto si dimezza e i fedelissimi del partito abbandonano il campo per lasciare spazio ai colleghi più coraggiosi e motivati: il capo redattore cattolico e poeta Giulio Rampulla (Francesco Colella); il cronista di nera e sciupafemmine Salvo Licata (Bruno Di Chiara); la determinata Enza Cusumano (Daniela Marra); Nic Ruscica (Giampiero De Concilio), il fotografo appena sedicenne e, infine, Domenico Sciamma (Giovanni Alfieri), il paesanuzzo pieno di passione e idealismo. I giornalisti si buttano a capofitto in un’inchiesta per connettere fatti e misfatti accaduti tra Palermo e Corleone, i cui responsabili sono legati al dottor Michele Navarra (Fabrizio Ferracane), medico chirurgo e padrino molto influente. Alle spalle del vecchio boss scalpita però una nuova mafia ancora più avida e spietata, rappresentata da Luciano Liggio (Lino Musella), lo scagnozzo di Navarra che ora sta lavorando alla “successione”.

È questo il racconto di un’indagine serrata che vede i giornalisti de L’Ora coinvolti personalmente su più fronti, costretti a mettere a repentaglio non solo gli affetti più cari, ma anche la loro stessa vita, pur di arrivare a collegare vicende apparentemente sconnesse e mettere, per la prima volta, per iscritto la parola Mafia. Perché al piombo si può rispondere con l’inchiostro e al pericolo con la verità.

Per dirigere i dieci episodi della serie, sono stati chiamati tre registi: Piero Messina (che ha diretto gli episodi 1, 2, 8, 9 e 10 ed è anche supervisore artistico), Ciro d’Emilio (episodio 3, 4, 5 e 6) e Stefano Lorenzi (episodio 7). La serie è stata scritta da Ezio Abbate e Claudio Fava, che hanno scritto il soggetto con la collaborazione di Lorenzi e Riccardo Degni. La sceneggiatura è stata scritta da Abbate, Fava e Degni. La storia raccontata nella serie è liberamente tratta dal libro “Nostra Signora della Necessità”, scritto da Giuseppe Sottile e pubblicato nel 2006 da Einaudi. Il libro racconta l’arrivo nella redazione de “L’Ora” di un ragazzo appassionato di giornalismo nel mezzo di una nuova guerra di mafia.

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