Recensioni Il concerto al Museo Diocesano di Catania di cui è stato protagonista l'Ensemble Smile è stato un viaggio nel tempo perfettamente riuscito tra note antiche, odori e sapori d’un mondo lontano
La Camerata Polifonica Siciliana, guidata dal maestro Giovanni Ferrauto e dal suo solerte presidente Aldo Mattina, si distingue ormai da tempo per l’originalità e la freschezza delle sue proposte musicali, mai monotone, sempre alla ricerca della qualità abbinata a una dimensione sfiziosa e quasi giocosa in cui le sfere sensoriali si intersecano, dialogando fecondamente tra loro.
Una nuova frizzante conferma viene dal concerto di domenica 10 novembre al Museo Diocesano, dove un folto pubblico si è goduto l’ennesimo appuntamento della stagione, un vero e proprio viaggio multisensoriale nella prima metà del 900, un omaggio al grande compositore tedesco Kurt Weill e ad altri compositori coevi.
Un viaggio nel tempo perfettamente riuscito, perché tra note antiche, una voce affascinante e odori e sapori di cibi d’un mondo lontano il gioco è stato presto fatto. L’Ensemble Smile (Giovanni Anastasio al violino, Domenico Morselli al contrabbasso, Francesco Falci al pianoforte, Sergio Calabrò alla batteria con la voce di Anna Salsetta), ha infatti ripercorso la storia della musica tra le due Guerre, passando in rassegna brani celeberrimi come quello d’exordium, il sempreverde La vie en rose, a Over the rainbow fino ai grandi successi di Kurt Weill, come la bellissima September song. La voce di incisiva sonorità di Anna Salsetta ha saputo evocare atmosfere d’altri tempi, mentre il violino piangente di Giovanni Anastasio ha intensamente interpretato il brano più struggente, quel Prelude di Shostakovich, che davvero ha fatto passare un brivido nella schiena degli ascoltatori.
I sensi hanno completato il loro piacevole godimento con il buffet dopo concerto: ceci, macco, formaggio pecorino a volontà, innaffiati da ottimi vini, hanno siglato una serata inconsueta. E i numerosi partecipanti son andati via canticchiando “Maramao, perché sei morto, pan e vin non ti mancava…”
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