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Tino Vittorio, memoria di un amico che mai ha tradito

Sugnu Sicilianu L'1 aprile è il giorno più ingannevole per fare uno scherzo, e proprio oggi è venuto a mancare Tino Vittorio. Storico e intellettuale che ha lasciato un segno indelebile nella sua Catania e nella cultura contemporanea. Un uomo che, come pochi altri, ha dedicato la sua vita alla ricerca della verità storica. Amato per la sua passione e la sua capacità di illuminare, ma altrettanto spesso scontroso, polemico, e provocatorio, la sua figura non era mai facile da inquadrare

L’1 aprile è il giorno più ingannevole per fare uno scherzo, e proprio oggi è venuto a mancare Tino Vittorio. Storico e intellettuale che ha lasciato un segno indelebile nella sua Catania e nella cultura contemporanea. Un uomo che, come pochi altri, ha dedicato la sua vita alla ricerca della verità storica: non solo in ambito accademico. Ma anche al miglioramento della propria terra e alla riflessione critica sul suo passato. Tuttavia, la sua figura non era mai facile da inquadrare. Amato per la sua passione e la sua capacità di illuminare, ma altrettanto spesso scontroso, polemico, e provocatorio.

Tino Vittorio

I tratti della sua personalità lo definivano: non temeva di difendere la sua tesi anche a costo di inimicarsi chiunque. Non è stato il classico accademico snob, ha sentito sempre forte la necessità di confrontarsi continuamente con la realtà. Talvolta senza troppi compromessi. Un uomo che sapeva dire la verità anche quando questa non piaceva. Non si trattava mai di un esercizio di polemica gratuita, ma di una convinzione profonda che il dibattito, la discussione e il confronto siano gli unici modi per crescere, sia come individui che come comunità.

Per Tino la sua Catania non era un luogo da celebrare acriticamente, ma una realtà da decostruire e rifondare continuamente. Sì, era scontroso, e non pochi sono stati quelli che l’hanno visto come un uomo difficile e a tratti distante. Ma  chi ha avuto il privilegio di ascoltarlo senza filtri, capiva che dietro quella scorza ruvida si celava una mente straordinaria. Una mente capace di analizzare con lucidità e passione.

Di quegl'incontri casuali con Tino Vittorio: la granita, la cipollina, una foto rapida e via si andava a gironzolare

Salvatore Massimo Fazio e Tino Vittorio: di quegl’incontri casuali tra una granita e una cipollina al bar, una foto rapida e via si andava a gironzolare

La sua ricerca del passato catanese, siciliano e italiano, era sempre intrisa di una profondità rara. La sua opera, dal saggio su Sciascia alle riflessioni su “Biscariopoli”, non raccontava solo la storia, ma interrogava anche il presente, sollecitando la nostra memoria e la nostra coscienza collettiva.

Quella volta, durante una delle sue tanto amate discussioni sulla storia della città, difese con fermezza in un dibattito pubblico chi subiva l’arroganza di sbeffeggiatori, ornati di spocchiosità: “E tu? Con quest’aria prosopopeica chi vuoi impressionare?”. Finì come si suol dire a tarallucci e vino. Ma prima, però, non ci pensò due volte a intervenire con la sua solita veemenza, portando argomenti solidissimi e sfidando chiunque a confronto e facendone un’ottima e lucida spiegazione. Non c’era mai una posizione di comodo nelle sue azioni. Per lui la giustizia era sacra, come quella volta che per il nostro webmagazine si fece intervistare per spiegare la cooptazione accademica.

Immensamente grato per le varie occasioni a pranzo o a dialogare a casa sua, Tino Vittorio rappresentava un uomo di principio, non sempre facile, ma sempre pronto a battersi per ciò che riteneva giusto. La sua morte lascia un vuoto profondo e, da ciò che ho ascoltato, pareri alternanti si dispiegano in queste ore. Non era un uomo che desiderava essere idolatrato, ma sapeva perfettamente di essere una figura di riferimento. Amato e temuto, certo, ma mai banale. Catania perde un figlio che ha vissuto la sua città come un eterno laboratorio di idee, senza mai smettere di interrogarla, senza mai rinunciare a una sua visione critica.

Etnabook 2022 - Tino Vittorio (ultimo a destra) dialoga con Giuseppe Lazzaro Danzuso, me e Orazio Licandro sull'ultima opera di quest'ultimo

Etnabook 2022: Tino Vittorio (ultimo a destra) dialoga con Salvatore Massimo Fazio, Giuseppe Lazzaro Danzuso e Orazio Licandro sull’ultima opera di quest’ultimo

Oggi, mentre il dolore della sua perdita ci accompagna, non possiamo fare a meno di ringraziarlo. Tino Vittorio non era solo uno storico. Non era nemmeno un uomo che insegnava a confrontarsi senza paura. La Storia, asseriva,  non è un dato immutabile: interrogarsi, riflettere e cercare sempre, è una strada tra le più giuste. E in questo, la sua lezione è destinata a rimanere.

Una chiosa. Il Viale Vittorio Veneto del capoluogo etneo era il luogo dove sovente lo si incontrava, oltre agli innumerevoli luoghi comuni (quanto era importante la trattoria di pesce o il bar!) per dialogare, dibattere e ammirare le evoluzioni, le novità, le persone simpatiche. Mesi fa, l’ultimo incontro, quasi un saluto, poi a sentirci o scriverci messaggi per ricordare quanto era (per lui) scontato Cioran e il ricordare di lasciar stare chi dal dibattito culturale si spingeva nell’offesa personale. Ciao Tino.

Leggi l’intervista di Salvatore Massimo Fazio a Tino Vittorio del 2019

Tino Vittorio: «Università, la cooptazione è figlia di una legge criminogena»

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