Sugnu Sicilianu Il 22 febbraio ci ha lasciato Ubaldo Ferrini, manager radiofonico e televisivo catanese, ideatore di eventi e scrittore, una delle più eclettiche personalità artistiche della Sicilia: dalla radio alla tv, dal talk show al teatro fino ad approdare all'editoria con il libro "La radio libera, la radio prigioniera". Il ricordo personale di Salvatore Massimo Fazio che ha condiviso con Ferrini 42 anni di amicizia e di "avventure" pubbliche e private
Ogni giovedì, da un anno a questa parte, ho atteso con interesse chi era il nuovo intervistato da Ubaldo Ferrini, curatore della rubrica sulla storia della radio per il quotidiano La Notizia, diretto dal catanese Gaetano Pedullà. Ieri, invece, giovedì 22 febbraio, Ubaldo ha stravolto i canoni della regolarità e della linearità di cui era un pasionario: «Massimo – mi diceva -, le cose si fanno bene e non c’è tempo che tenga! Bisogna essere rapidissimi e farle bene! Tu pensa a Bruno Conti che ti ha dato un’infanzia felice: non siamo come lui, rapidi e concreti».
E bene, l’ha fatta anche ieri. L’attesa non è stata mai così anticipata dalla notizia: il caro Un-Baldo (così lo appellavo), nelle ore mattutine è tornato al Padre. Avrebbe compiuto 57 anni il 14 marzo.
Finito il servizio presso la clinica dove lavoro, per tornare a casa, sono obbligato a passare davanti la sua, come ogni giorno accade. Mi fermo, è lì, in quella che diventa una camera ardente per tanti, tantissimi, tra amici, colleghi, ammiratori, fan. I gatti sono lì, ne aveva tantissimi Ubaldo e li curava tutti con massima attenzione.
Tutto il mondo delle radio private di Catania deve qualcosa a Ubaldo Ferrini, lui che ha iniziato giovanissimo la carriera dietro i microfoni delle radio etnee, per varcare, in seguito, i confini… pur rimanendo in città. Cosa significa? In breve, per essere più chiaro, vi narro uno dei tanti episodi. Gli allora Cccp Fedeli alla linea di Giovanni Lido Ferretti vennero a Catania, ospiti di chi se non di Ubaldo & C. a Radio Luna. E allora ci si ferma all’intervista? Certo che no, andiamo tutti a giocare e si gioca a calcio, nel campetto di Tommaso, sempre disponibile: «Siamo con degli amici emiliani» fu il “lasciapassare”.
Il calcio fu una vera passione per Ubaldo, più da praticante che da osservatore, nonostante l’interesse per il Milan lo avesse conservato, seppur in minima parte, perché doveva necessariamente divertirsi a progettare. Nei tempi in cui i cellulari non li avevamo tutti, chiamava, a qualsiasi ora, tanto la sua attività di contatti e inviti per spiegare i progetti era sempre serale, che per molti altri invece corrispondeva al primo pomeriggio.
Ancora: «Ho l’idea di uno spettacolo in teatro dove il pubblico interagisca realmente». Risposi: «E se non dicono nulla?». Non si perse d’animo: «E come fanno a non dire nulla: noi abbiamo te, che fai quei discorsi che non si capisce una mazza, Giovanni Sollima che dà l’interpretazione psichiatrico-poetica, Luigi Pulvirenti che racconta tutti noi e, poi, c’è la nostra storia negli anni in cui la radio era potente e ci conoscevano ovunque»… «E basta?» replicai. «No, perché abbiamo il Gong Umano (Giuseppe Andronico), proprio colui che dice “Bastaaaa” e Cicala (Fabio Arturo ndr), che è il “soubretto”: gli mettiamo un vestito elegantissimo e lui per due ore deve fare un passo di danza, ininterrottamente».
«Geniale!» esclamai. Discorso proposto e realizzato con il format “Permette una parola?” che per tre anni ha girato piazze e festival siciliani, con gli inviti che fiorivano. Ai personaggi citati si aggiunsero, negli anni, i cantautori Alessandro Spina e Paolo Antonio e la sessuologa Susanna Basile. Fu un trionfo.
Io ero la spalla, nel senso che dovevo dire tutto quanto non era dicibil. Era il mio ruolo, che tanto male non mi veniva da interpretare. Doverosi alcuni aneddoti che ci fecero divertire tantissimo. Per uno di questi spettacoli, arrivammo in netto anticipo in teatro dove trovammo gli attori che provavano. Uno di noi, non sveliamo il nome, veniva “bullonato” simpaticamente da tutti noi dicendogli «Qui sono tutti fasci, perciò anche tu lo sei». La risposta ansiosa non tardava ad arrivare: «Ragazzi non scherzate che io ho una immagine da curare» e Ubaldo replicava: «Appunto, pensa quanta risonanza… in caso perdessi il lavoro, potrai raccontare che eri un fascio che faceva divertire». Il nostro amico, però, incalzava: «No, no, così non va bene… dai ragazzi», e questa gag lo faceva salire con l’ansia sul palco, ma tanto noi avevamo lo psichiatra Sollima ci dicevamo, eventualmente ci pensa lui… E giù a ridere.
Un altro episodio ebbe conseguenze sgradevoli. Fummo contattati da un tipo che cercava la popolarità il quale ci raggiunse e ci diede l’impressione che fosse un monaco… Ci piacque e pensammo che poteva vestirne il ruolo. Quattro giorni prima dell’evento, paff bum: non si presentò, per poi farci pervenire una missiva che monaco non lo era, ma che quel dì aveva capito che la sua vita era una missione molto simile a quella monastica. Le risate fioccavano. Nel periodo della messa in onda della serie “Romanzo criminale”, Ferrini ci teneva molto a farne una versione catanese, dove lui non poteva che essere Libano e Luigi Pulvirenti doveva fare er Satana. «E che c’entra Luigi?» gli chiesi? «Sono pelati ambedue, ti pare poco?» mi rispose. Il professore Nero lo faceva Giovanni Sollima, io dovevo fare il Bufalo (perché fedele a Libano/Ubaldo) mentre a Fabio Arturo Cicala toccava il Sorcio. «E gli altri?” gli chiesi un giorno. «Non ti bastano questi per essere querelati?». Alla fine non abbiamo fatto niente ma la sua compagna gli regalò la serie in dvd che vide centinaia di volte fino a memorizzare le battute a memoria.
Era straordinariamente riservato Ubaldo, ma gli amici di sempre erano i benvenuti a casa sua. Tanti amici, quasi naturalmente divisi per gruppi. Io c’ero sempre: le nostre case distavano appena 1,2 chilometri. Sono stati 42 anni di amicizia, ci siamo sentiti e visti sempre, anche quando eravamo distanti come quando mi trasferii in Piemonte, ci siamo messaggiati a qualunque ora.
Non solo gli amanti della radio piangono Ubaldo Ferrini ripercorrendo la carriera eccolo a Tele Sud, Radio Luna, Radio Delfino, TelesiciliaColor, Tele D, Radio Smile, Radio Zammù, Antenna Uno. Quando tutti gettarono il vinile preferendo il cd, lui iniziò a vendere vinili in tutto il mondo. E’ stato autore teatrale e scrittore: il suo “La radio libera, la radio prigioniera”, edito da Dantone, prosegue un successo di genere che lo ha visto primo per diverse settimane nelle classifiche Amazon, tanto da approdare a Rai Due per parlarne.
Giovedì 22 febbraio, Ubaldo ha fatto un altro grande numero, nel giorno in cui l’Italia nostalgica della radio classica, attendeva la sua ennesima intervista. Come non ricordare quando diceva che “La radio è il passaporto per il paradiso… Che sia vero o meno non lo so, ma intanto la dico», e giù tutti a ridere. E ride ancora sicuramente anche lui, l’amico dell’amicizia più longeva della mia vita.
Ciao Ubaldo!
Ubaldo Ferrini: «Le radio ritrovino l’entusiasmo e la voglia di sperimentare dei vecchi tempi»
I funerali di Ubaldo Ferrini si terranno venerdì 23 febbraio, alle ore 16 nella Basilica di Santa Caterina (Chiesa Madre) di Pedara, in provincia di Catania.
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