Blog Tutti dentro, rintanati per legge. Non è una guerra, ché lì ci si abbraccia sotto le coperte. Qui si muore. Nessun tocco. Abbracci vietati. Carezze sanzionate. Baci denunciati. Anche i pugni: fuorilegge. In un metro, si è capito quanto ci possa stare di disumanità possibile. Tutta.
Era una notte indefinita di primavera inoltrata, di quelle notti bambine, innamorate di correre e diventare adulte, importanti, magiche: le notti d’estate. Nelle notti bambine, quando il tempo corre scalzo, certi uomini e certe donne lo sentono come un fruscio. Un avvitamento d’aria che entra nel sonno e lo piega, fin quando si rompe e si aprono gli occhi. Mauro guardò il buio tiepido senza fatica, come si fosse addormentato un attimo prima. Non volle guardare l’orario, perché invece, decise di seguire il tempo.
Quindi si alzò, e con precisione di progetto, si vestì con l’esattezza matematica di chi sa cosa fare e dove andare. Passò dalla cucina, bevve il resto di caffè rimasto, e si mise in tasca le chiavi della macchina. Poi se ne andò, richiudendo dietro di sé la porta d’ingresso di casa sua.
In quello stesso istante, un’altra porta si stava chiudendo dietro le spalle di una donna, a dieci chilometri di distanza. Rosanna era stata sfiorata nel sonno, nello stesso momento, dal soffio d’aria del tempo scalzo. Un richiamo per un appuntamento cercato, ma non fissato, lasciato alla volontà della vita.
Davanti alle dita di un mare basso, che cercano la sabbia come appartenessero a mani d’acqua, Mauro e Rosanna s’incontrano dopo sessantasei giorni e sessantasei notti.
Il bacio viene dopo, intanto si stringono. Non è un abbraccio, è di più. E’ la minaccia di staccarsi, di non infilarsi nell’odore dell’altro, di non sentir dolore nella stretta, di poter vivere senza questo.
Hanno già pianto, come tutti in silenzio, da soli, chiusi nel bagno di qualche notte insonne, o in piedi davanti alla finestra della cucina, a guardare il mondo fuori, isolato.
Tutti dentro. A casa. Rintanati per legge, chiusi a respirare, ma non a vivere. Non è una guerra, ché lì ci si abbraccia sotto le coperte. Qui si muore e le bare non bastano, ma al nemico non si spara, perché non è uguale a noi, e tra di noi, per non rischiare di morire, si sta a un metro di distanza. Nessun tocco. Abbracci vietati. Carezze sanzionate. Baci denunciati. Anche i pugni: fuorilegge. In un metro, si è capito quanto ci possa stare di disumanità possibile. Tutta.
In tutto il mondo è così, tranne qualche Paese, che ha lasciato liberi, e che si sta spegnendo da solo, come il ciclopico prezzo in pagamento per un amore sociale inalterato.
Per sessantasei giorni senza vedersi, scambiandosi le ultime news locali e mondiali sui morti che superano il milione, e sui sopravvissuti alle terapie intensive, armate nelle tende militari, o nelle fiere in disuso. Senza poter passeggiare lungo il fiume, sedersi sulle panchine, andare al cinema, prendere un caffè, lavorare. Lavorare. Per chi ha ancora un lavoro.
I figli hanno saltato l’anno scolastico, e ormai quelli della maturità si avviano a riscuoterla d’ufficio, come le lauree, senza nessuna festa, però. Perché nessuno sorride più. Dietro la mascherina, il sorriso è scomparso, gli occhi non dicono altro.
Nessuno viaggia, l’aria è pura anche in città. Ne godono i piccioni e i ratti. Gli uomini hanno smesso di inventarsi le giornate e, di notte, non sanno più come amare chi dorme accanto.
Mauro e Rosanna si stanno ancora abbracciando senza respiro. Nessuno li ha fermati, i posti di blocco chissà dov’erano. Hanno infranto la legge, ne sono consapevoli. Rischiano il carcere, ne sono consapevoli.
Il mare si muove placido, non gliene importa nulla di quel che accade quassù, nella piccola parte di mondo all’aria. E vuole giocare, toccando con le dita i piedi di Mauro e Rosanna. Fanno un salto, piccolo, indietro. L’abbraccio si apre e si ritrovano improvvisamente a sorridere, come se il mare abbia fatto uno scherzo. Come se lo spazio abbia scherzato col tempo, cercando i suoi piedi scalzi.
“I nomi, non li portiamo a caso”, fa Rosanna. “No. Le persone che portano nomi a incastro, riescono a fare cose incredibili, ma soltanto insieme”.
Mauro la guarda e ha già capito: “Mauro-Rosanna, maurosanna…”
Dove finisce l’uno e inizia l’altro, è come dare un limite fisso al mare, che non potrebbe mai toccare il tempo scalzo di questa notte. Come una legge fatta per l’umanità, e che non può contenerla.
Non riescono a staccarsi, Mauro e Rosanna. Hanno fame di pelle, di baci, di sesso. Si amano così, come non facevano da decenni, con un’intensità quasi immobile. Come se davvero il tempo si sia fermato, e il mare quietato.
Aspettano l’alba insieme, con le dita intrecciate e gli occhi aperti, perché non sia il sogno di una notte quasi magica. Bellissima.
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